L’arte del periodo amarniano ha caratteristiche inconfondibili: la figura del faraone non venne più ritratta in maniera stilizzata e con atteggiamenti ieraticamente energici, ma piuttosto in tutta la sua umanità e con la riproduzione fedele dei suoi eventuali difetti fisici, in conformità con l’intenzione del sovrano di affermare la natura mortale del faraone, fino ad allora considerato un’autentica divinità. Il sovrano e la moglie Nefertiti vengono ritratti spesso in atto di adorare il disco solare, raffigurati con corpi allungati e dalle membra esili, con i crani slungati e i volti dall’ovale sfuggente e con grandi occhi a mandorla. Questo tipo di raffigurazione mira a conferire al sovrano e alla sua famiglia un’espressione intensa, di profonda spiritualità. Sia la scultura monumentale che le arti minori rivelano una sensibilità luministica, che conferisce una delicatezza talvolta anche estenuata alle superfici. Sono caratteristiche che si ritrovano anche nell’arte del breve regno di Toutankhamon, successore di Akhenaton, che riportò la capitale a Tebe e abbandonò il culto solare a favore della religione tradizionale.